Sempre più spesso si va dallo psicologo senza avere dei sintomi precisi, ma lamentando solo un vago malessere che abbassa la qualità della vita e che non chiarisce (almeno non subito) quali obiettivi vorremmo raggiungere.
Carl Gustav Jung, uno dei padri fondatori della psicologia, riassunse il concetto in maniera geniale:
“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino?”
Queste sono le situazioni tipiche in cui la Schema Therapy, sviluppata da Young e colleghi (1990-1999) dà ottimi risultati. E’ un approccio psicoterapeutico innovativo che combina le tecniche di Terapia Cognitivo Comportamentale, ampiamente dimostrate, con elementi derivati dalla teoria dell’attaccamento, dalla Gestalt, da terapie interpersonali e psicodinamiche.
La Schema Therapy, oltre a fare ordine nella mente del paziente, è particolarmente utile nel trattamento di difficoltà complesse come i Disturbi di Personalità, in particolar modo il Disturbo Borderline di Personalità.
Secondo la Schema Therapy, il benessere psicologico deriva dall’abilità di soddisfare i propri bisogni emotivi in modo adattivo, che sono universali e precoci e che, per svariate ragioni, possono non essere stati soddisfatti durante l’infanzia. Distinguiamo:
Il bisogno di esprimere liberamente emozioni ed esigenze;
I bisogni di autonomia, abilità e senso dell’identità;
Il bisogno di giocare ed essere spontanei;
I bisogni di sicurezza, stabilità, cura e accettazione;
Il bisogno di limiti che favoriscano l’autocontrollo.
Laddove questi bisogni emotivi non siano stati soddisfatti dai nostri genitori o da chi si prendeva cura di noi, è probabile che essi abbiano dato vita a quelli che vengono definiti Schemi Maladattivi Precoci. J. Young li definisce come “un tema o un aspetto generale e pervasivo: comprende ricordi, emozioni e pensieri. E’ un’attitudine relativa a sè e alle proprie relazioni con gli altri”.
Pur essendo fonte di sofferenza, questi schemi maladattivi vengono inconsapevolmente mantenuti dato che rappresentano ciò che ci è familiare, il conosciuto, su cui ci sentiamo (erroneamente) di avere maggiore controllo e di cui non ci vogliamo privare.
Ecco perchè molto spesso quando si presentano quelle situazioni simili e ripetitive nella nostra vita parliamo di destino: siamo inconsciamente attratti dalle situazioni che rafforzano gli schemi, rendendo difficile non solo il cambiamento ma anche il riconoscimento della loro disfunzionalità.