Una domanda che quotidianamente sentiamo o facciamo è “Come stai?” e, la classica risposta, nella maggior parte dei casi, sarà “Tutto bene“. Ma cosa vuol dire “bene“? E’ una domanda che faccio spesso in psicoterapia alle persone che seguono un percorso con me.
Già solo il saper nominare che cosa stiamo provando non è così scontato; anzi, è una capacità che ci rende più abili nel gestire le nostre emozioni. Vi sembrerà una cosa ovvia, un’abilità ai limiti del banale, ma non lo è affatto. Se non siamo un minimo allenati a osservare le nostre sensazioni ed emozioni, capire che cosa stiamo provando diventerà un’attività abbastanza complessa. Di conseguenza, uno dei primi obiettivi da raggiungere in psicoterapia, può essere costruire il proprio “vocabolario emotivo”.
Un altro scoglio da affrontare è uno dei pregiudizi più diffusi: “un’emozione può essere buona o cattiva, giusta o sbagliata”. Lo dico con tutto l’aplomb di cui dispongo: TOGLIETEVI DALLA TESTA QUESTA STUPIDAGGINE!! Tutte (e sottolineo tutte) le emozioni che provate vanno tutte bene. L’essere umano è un animale senziente, che prova costantemente emozioni che ci informano di come stiamo in quel preciso momento e in quella precisa situazione. Non parliamo di sentimenti di lunga durata (come l’amore o l’odio ad esempio), ma di reazioni fugaci, di stati mentali e fisici temporanei.
Giudicare un’emozione giusta o sbagliata non vi servirà a niente, solo ad aumentare la vostra sofferenza (ed eventualmente ad alimentare un’altra emozione ancora: il senso di colpa). Chi decide che un’emozione va bene e un’altra no? Prendete ad esempio, l’emozione più idealizzata di tutte, la felicità ed immaginatevi a un funerale: si vi metteste a ridere e scherzare durante una veglia funebre, probabilmente qualcuno potrebbe pensare che non state tanto bene…
A volte siamo talmente convinti di non dover provare ciò che proviamo, che il nostro cervello se le inventa tutte per far finta di non sentire niente e questa è un’ottima base di partenza per farsi venire un disturbo d’ansia, un problema psicosomatico oppure per incappare in una dipendenza.
Quindi da dove partire? Dalle basi! Nel vero senso della parola: dalle emozioni di base. Vengono definite tali, le emozioni che non risentono di alcuna influenza culturale, perchè sono radicate nel nostro DNA da migliaia di anni. Ciò vuol dire anche, che a ogni emozione corrisponde uno specifico schema corporeo di sensazioni fisiche. E attraverso l’osservazione di queste stesse sensazioni corporee potremo ricavare utili indizi su quale emozione stiamo provando.
Gioia
E’ l’emozione che più di tutte viene ricercata da ognuno di noi e l’unica ad essere considerata dal senso comune come “positiva”. Certo, può facilmente generare benessere, ma non per questo è positiva, nel senso stretto del termine. I segnali corporei che la contraddistinguono (aumento del volume della voce e della velocità dell’eloquio, sorriso, calore e sensazione di leggerezza) hanno come obiettivo un segnale sociale di cordialità e di comunanza.
Rabbia
Per alcune persone è un tabù sperimentarla, per altre invece è impossibile da gestire se non con esplosioni incontrollate. La rabbia è un’emozione sana da sperimentare, perchè ci segnala un ostacolo che si frappone tra noi e i nostri obiettivi e ci aiuta a trovare un modo per raggiungerli. Spesso ciò che non si accetta della rabbia non è tanto l’emozione in sè, ma le sensazioni ad essa associate (aumento del tono e della frequenza della voce, rossore, sudorazione, aumento della pressione sanguigna e della frequenza respiratoria, sangue alle braccia). Ciò che serve è quindi implementare le nostre capacità di gestirla in modo funzionale ai nostri scopi.
Tristezza
Nella società narcisistica in cui viviamo, la tristezza è l’emozione che più di tutte tentiamo di nascondere, perchè ci fa sentire a disagio e crea imbarazzo negli altri. La tristezza nasce nel momento in cui sentiamo la mancanza (di qualcosa o di qualcuno) e le sensazioni che si associano hanno proprio lo scopo di richiedere vicinanza e supporto. Un paradosso insomma! Le sensazioni corporee associate sono il classico nodo alla gola, tono di voce più cupo, lacrime, perdita di tono muscolare, abbassamento della temperatura corporea e respirazione rallentata.
Paura
E’ (a mio parere) una delle emozioni più importanti, sia nella vita di ognuno di noi, sia nell’evoluzione dell’essere umano. La paura si attiva quando una minaccia si affaccia all’orizzonte per danneggiarci (fisicamente o emotivamente, non fa differenza). La sua importanza risiede nel fatto che sperimentarla ci dà la possibilità di evitare o ridurre il danno. Quindi sensazioni fisiche come tremore o pelle d’oca, attivazione delle gambe, freddo o senso di costrizione, rapida o irregolare respirazione, aumento del volume e della frequenza della voce e della velocità dell’eloquio, saranno tutte manifestazioni funzionali alla nostra sopravvivenza.
Disgusto
Legato direttamente ai sensi del gusto, dell’olfatto e del tatto, quest’emozione si manifesta quando qualcosa urta la nastra sensibilità, avendo quindi come obiettivo proprio l’allontanamento dalla fonte di disgusto. Lo capiamo dal naso arricciato o tapparsi il naso, trattenere il fiato, espressioni come “bleah” o similari e senso di nausea.
Disprezzo
Il disprezzo è l’emozione che più di tutte ha risentito di un profondo pregiudizio e giudicata come inaccettabile, sebbene la proviamo tutti (che lo ammettiate oppure no). Nasce dalla presenza di qualcosa che valutiamo come immorale e ha l’obiettivo di farci sentire superiori (e qui nasce il pregiudizio). Non ha molte manifestazioni fisiche, a parte un leggero ghigno o guardare dall’alto in basso qualcuno, ma provoca un generale senso di benessere. In effetti, se ad esempio la confrontiamo con la rabbia, che è un’emozione fisicamente molto più energica, il disprezzo è di gran lunga più funzionale a mantenerci in un’apparente tranquillità.
Sorpresa
La sorpresa si manifesta quando arriva qualcosa di improvviso o inaspettato e ha l’obiettivo di focalizzare la nostra attenzione. Quindi interromperemo il discorso che stavamo facendo, tenderemo a muovere all’indietro la testa o tutto il corpo mentre faremo una breve inspirazione.