Vi è mai capitato di essere molto arrabbiati con qualcuno e dire cose di cui, una volta calmati, vi siete pentiti? Per la legge dei grandi numeri, almeno una volta è successo a tutti. E come rimediate? “Scusa, non lo pensavo”, “Era la rabbia a parlare”, “Non volevo dire questo”. Mi spiace sfatare un mito o riaccendere la fiamma di un litigio passato, ma in realtà non è proprio così?
Quando siamo molto arrabbiati, ci disregoliamo emotivamente, ovvero diventiamo molto più impulsivi e fatichiamo a gestire le emozioni. Le risorse cognitive necessarie per una valutazione adeguata della situazione e di ciò che ci circonda è come se andassero in corto circuito; così, il comportamento che mettiamo in atto e/o ciò che verbalizziamo, non sono altro che il tentativo ultimo di proteggerci o evitare un dolore, potenzialmente provocato dal nostro interlocutore.
Le emozioni, la rabbia in questo caso specifico, più che farci dire cose che assolutamente non pensiamo, è più appropriato dire che non ci aiuta a drenare i nostri pensieri più intimi e indicibili, dal cervello alla bocca. Credenze e opinioni che in situazioni di ordinaria emotività passano la dogana dell’etichetta sociale, ora abbattono la sbarra che gli vieta il passaggio, come se la rabbia intensa ti premesse il piede sull’acceleratore, senza che tu ne sia pienamente consapevole. Nota bene: la rabbia, in quanto emozione primaria, innata e trasversale in tutte le culture, non è il problema in sè; al contrario, può esserlo una gestione inefficace di essa, in cui è la rabbia a comandarci, vedendoci in difficoltà nel prendere le redini.
Come in tutte le cose, ci sono persone più attrezzate di altre a gestire le emozioni forti in maniera del tutto innata. C’è una buona notizia però: questa è una capacità che si può imparare e incrementare.
Come ci si può allenare allora, per evitare questi incidenti emotivi? Un approccio specifico è quello della Mindfulness, dal termine inglese “prestare attenzione” o, più in generale, “consapevolezza” sul momento presente, con intenzione e in modo non giudicante. Non è una tecnica di rilassamento e neanche di ipnosi. La pratica di quest’approccio è talmente semplice da risultare complessa essendo abituati a ritmi frenetici, ma lo scopo è quello di creare uno spazio di ascolto di sè stessi al posto dell’agito impulsivo dettato dalla disregolazione emotiva.
Un altro approccio potrebbe interessare il Training Autogeno come tecnica di rilassamento: a differenza della Mindfulness, si parla di “tecnica” in senso stretto, in quanto consiste in una serie di esercizi di concentrazione che si focalizzano su varie zone del corpo, allo scopo di ottenere un generale stato di rilassamento a livello fisico e psichico.
Una diversa possibilità, ma non contrapposta bensì integrata, potrebbe essere quella di un percorso di consapevolezza e di sblocco emotivo, allo scopo di individuare qual è la miccia che ci fa accendere ed evitare di dover ogni volta disattivare la bomba. In effetti, una delle motivazioni più gettonate tra coloro che approdano a un percorso psicoterapeutico è proprio la difficoltà nel gestire le emozioni, con tutte le conseguenze (soprattutto relazionali) che questa difficoltà comporta. Questo tipo di domanda clinica può essere coerentemente affrontata con un percorso clinico di ISTDP, che ha appunto come obiettivo la conoscenza di sè, il riconoscimento delle proprie risorse e delle aree di fatica e la gestione delle emozioni.