Delle varie chiamate che ricevo da persone che approdano a questo blog, una buona percentuale arriva da genitori separati allarmati, che si ritrovano in tutto e per tutto in ciò che ho scritto nell’articolo sulla Sindrome di Alienazione Genitoriale; ci si domanda quindi cosa fare quando un genitore istiga un figlio contro l’altro.
Non c’è un’unica e semplice risposta a questa domanda e di sicuro la cosa migliore da fare è contattare un professionista (psicologo forense, mediatore familiare, avvocato civilista, …) ed esporre la propria specifica situazione per avere un consiglio ad hoc.
Il motivo però che mi spinge a scrivere questo articolo, è quello di contenere e ridimensionare comprensibili iniziali allarmismi.
Infatti, soprattutto quando il rapporto tra i due ex coniugi è conflittuale, i figli accusano in silenzio il contraccolpo dei litigi familiari, mostrando (anche a distanza di tempo) sintomi di un disagio che frequentemente non è attribuibile a un comportamento doloso di un genitore ma, più in generale, alla situazione di difficoltà che si crea. Si iniziano quindi a osservare problemi di ansia, di autostima, esplosioni di rabbia improvvise, abbassamento della media scolastica, problemi del sonno, piccoli gesti antisociali e così via…
Come sappiamo una separazione, soprattutto se conflittuale, porta in noi un carico emotivo che ci mette nell’umana condizione di dover individuare un “cattivo esterno” da incolpare, anche quando questo non c’è. E’ più “digeribile” attivarci nella crociata di protezione dei nostri figli, perchè questa ci fornisce la sensazione di avere maggiore controllo di una situazione chiaramente pesante e angosciante.
E’ quindi così che si possono scambiare sintomi di un generale disagio o malessere per una PAS… è più accettabile da comprendere e da gestire. Ma, come abbiamo visto, le cose sono spesso molto più complicate di così.
Ad esempio, si fa più fatica a vedere quelle che sono le normali fatiche dell’adolescenza in un contesto di conflittualità familiare. Così lo stress per la scuola, per un’attività sportiva, nelle normali tappe evolutive nei rapporti amicali, si trasformano agli occhi del genitore preoccupato, in un tentativo (più o meno consapevole) dell’altro genitore di alienare il proprio figlio contro noi stessi.
Proviamo a vedere insieme alcuni piccoli segnali che possono contenere le comprensibili preoccupazioni di un genitore, che vede nel proprio figlio (anche in maniera apparentemente immotivata e repentina) cambiamenti e possibili segnali di malessere che sono però del tutto aspecifici e con svariate spiegazioni plausibili.
Non è facile accogliere il pensiero critico dei vostri figli sulla vostra situazione familiare ed è facilmente intuibile la ragione: ci ricordano del nostro fallimento e del nostro senso di colpa nei loro confronti in merito. Pertanto trovare un “cattivo” da combattere ci fa sentire un pò meglio e ci dà la possibilità di poter fare qualcosa per loro.
Non sentitevi in colpa per questo, è del tutto normale: gli volete bene! E questa è la vostra motivazione e l’unica cosa che conta. Ma proprio per questo, provate per loro a fare ciò che risulta così doloroso per noi stessi: affrontare una sana autocritica, senza autoflagellazioni o campagne punitive che non servono a nessuno. Avete fallito… AMEN! Non sarà nè la prima nè l’ultima volta che succederà. I genitori che non falliscono NON ESISTONO!
Essere genitori è una maratona, non una 100mt. Errare è umano. Ma avete la straordinaria possibilità di vedere gli errori e cercare di porvi rimedio. E’ esattamente questo ciò che vi rende un buon genitore!