La Terapia focalizzata sulla Compassione di Gilbert pone il focus sul benessere e l’equilibrio interiore. Lo scopo è quello di sviluppare compassione per se stessi e per gli altri al fine di promuovere il cambiamento. Si tratta di un tipo di psicoterapia relativamente recente, specifica per coloro che presentano alti livelli di autocritica e vergogna. Risulta innovativa nella misura in cui prende in prestito molti degli insegnamenti buddisti, ma anche dall’approccio cognitivo-comportamentale, dalle neuroscienze, dalle teorie sull’attaccamento e dalla teoria della mente.
Il concetto principale di questa psicoterapia, si basa sul fatto che per sentirsi e percepirsi in modo diverso è necessario riuscire ad accedere alle sensazioni di appagamento, sicurezza e connessione con gli altri per promuovere calma e benessere.
Il termine “compassione” deriva dal latino compati, ovvero “soffrire con“; il Dalai Lama ne diede la più diffusa definizione, descrivendo la compassione come una
“sensibilità verso la sofferenza di noi stessi e degli altri, unita ad un profondo impegno nel tentare di alleviarla“.
Il termine “compassione” quindi, rappresenta soprattutto una qualità vitale per aiutare se stessi e costruire una realtà sociale più rispettosa, più umana.
Per dare forma a questo approccio così profondo, l’autore ha proposto una serie di tecniche che vanno da strategie puramente comportamentali, passando per quelle cognitive, a quelle narrative, fino alla Mindfulness. Ne vedremo qui di seguito tre, sufficientemente veloci ma affatto banali.
1. Creare un luogo sicuro
Questa terapia ci insegna che è necessario partire da noi per lavorare sulla compassione: non possiamo provare compassione per gli altri se prima non la sviluppiamo dentro di noi. Per riuscirci, potete iniziare con una tecnica di visualizzazione con cui creare un luogo sicuro. Dovete dare forma a uno spazio nella vostra mente dove potervi rifugiare per trovare la calma e la sicurezza. Potete immaginare un luogo reale o immaginario, attuale o passato, che vi trasmetta sensazioni di fiducia, pace e tranquillità. Provate ad allenarvi a raggiungere questo luogo mentale quotidianamente, in momenti di tranquillità, perchè è più facile imparare a nuotare in acque calme e basse e non in mare aperto e in tempesta!
2. Lavorare sul proprio Io compassionevole
Lo sviluppo di un Io compassionevole è uno degli esercizi più importanti della terapia basata sulla compassione. Diventa necessario essere consapevoli delle vostre emozioni, dei vostri bisogni e delle vostre sofferenze. La “generosità” non si pratica solo con gli altri, ma è importante mostrarsi gentili anche e soprattutto con se stessi. Ciò significa, ad esempio, sviluppare un dialogo interiore positivo e non avere paura di riconoscere i propri difetti o le proprie ferite.
3. Dinamizzare il flusso della compassione
Diventa importante far arrivare agli altri la compassione che abbiamo imparato a praticare su noi stessi, partendo dal sincero desiderio di donare benessere agli altri e di pensare agli altri in maniera positiva. Si può creare questo flusso attraverso tre verbalizzazioni molto semplici:
Io desidero che tu stia bene.
Io voglio che tu sia felice.
Io desidero che tu non soffra.
Mettiamo in pratica questo consigli: la compassione cura, la compassione genera cambiamenti in noi stessi e negli altri.
Acquisire una comprensione profonda del perchè i nostri problemi “non sono colpa nostra” e, al tempo stesso, l’importanza di assumersi la responsabilità di risolvere i nostri problemi, sono gli elementi chiave della Terapia focalizzata sulla Compassione.