Quando parliamo di dipendenze, la nostra mente in maniera automatica pensa subito ad alcol e droghe. I servizi per le dipendenze (Ser.T.), da qualche anno a questa parte, hanno inserito anche il gioco d’azzardo patologico (GAP) tra i meccanismi di dipendenza da attenzionare.
In realtà, ciò su cui tutti noi ci focalizziamo è il sintomo di un ingranaggio che, quando si inceppa, fa un sacco di danni. Per cui possiamo parlare di droghe, alcol e gap, ma potremmo tranquillamente anche parlare di shopping compulsivo, dipendenze affettive, disturbi alimentari, sesso e così via. Dove c’è una co-azione a ripetere in maniera quasi involontaria e incontrollata, parliamo di dipendenza, al di là dell’oggetto a cui la dipendenza si è attaccata.
Recenti studi hanno dimostrato come le nostre convinzioni possono influenzare non solo l’impulso a desiderare (craving), ma anche i circuiti neurali implicati. In pratica, i nostri pensieri veicolano la dipendenza da qualcosa, da un punto di vista neurologico.
Ma i pensieri sono controllabili? Ni. Se vi chiedessi di NON pensare a un elefante bianco, che cosa vi verrebbe in mente?! Il cervello è un organo eccezionale ed evoluto e ha come compito principiale quello di pensare; per cui i bonari consigli come: “ma sì non ci pensare!” sono in realtà abbastanza inutili e per non pensare a qualcosa che mi fa stare male, dovrò impegnarmi in un’attività che mi occupi la mente. Questo meccanismo si chiama “evitamento” e su questo si basano le dipendenze (e molto altro ancora). Se io mi impegno continuamente a “non pensarci”, troverò col tempo, in maniera del tutto involontaria e inconsapevole, la strategia che abbia un rapporto costi-benefici il più ottimale possibile nel “non pensare” facilmente a qualcosa.
Che ci piaccia o no, la dipendenza e l’oggetto (o la persona) da cui dipendiamo, hanno sempre un vantaggio secondario che ci permette di non scendere a patti con ciò che in realtà ci farà davvero soffrire ma che non sappiamo come gestire.
Come affrontare le dipendenze? Nel caso di Gap, tossico e alcol-dipendenza la prima cosa da fare è rivolgersi al Ser.T. di vostra competenza (potete chiedere al medico di base), dove vi verrà offerto monitoraggio controllato, cure farmacologiche e supporto medico, psicologico e sociale. Sarebbe inoltre auspicabile intraprendere un percorso psicoterapeutico, preferibilmente di tipo sistemico o cognitivo-comportamentale, che possa supportare la persona dipendente a trovare modalità più funzionali di gestire le difficoltà.
Sebbene questi possano essere dei buoni consigli, non è altrettanto detto che sia facile ammettere di avere un problema e chiedere aiuto: molto spesso, è proprio il rendersi conto di avere un problema a risultare un obiettivo terapeutico.