Vivere senza ansia è un’utopia: ci serve, ci aiuta a porre attenzione laddove non riusciamo a farlo in autonomia. Non è nostra nemica ma nostra alleata. Bisogna solo capire come gestirla meglio quando è troppa e supera la nostra soglia di tolleranza.
Sono molte le persone che soffrono di disturbi d’ansia: da chi ha un singolo attacco di panico a chi sviluppa un vero e proprio disturbo, oramai la parola “ansia” ? assai frequente nel vocabolario di tutti noi. Vediamo insieme cinque consigli da mettere in pratica per aiutare chi accanto a noi ha un attacco di panico.
1 – NON DIRGLI DI CALMARSI
E’ fiato sprecato. Se percepissi una minaccia e qualcuno ti dicesse di non preoccuparti ti calmeresti?! Dubito. Lascia alla persona in preda alla crisi d’ansia lo spazio necessario per respirare e sentirsi al sicuro, ma senza allontanarti troppo. Deve sapere che può contare su di te e che le sei vicino, motivo per il quale cerca di non farti prendere tu stesso dal panico vedendola agitata: non puoi infondere calma e sicurezza se vai in ansia anche tu!
2 – OBBLIGALO A FARE ESERCIZIO FISICO
Da un punto di vista fisiologico, un attacco d’ansia o attacco di panico, non è altro che un potente rilascio di adrenalina nel corpo, che ha una durata massima di 3 ore (mai di più!). Obbliga la persona a fare esercizio fisico, in modo da reincanalare l’attivazione del corpo e rilasciare in maniera più funzionale l’adrenalina. Potrebbe fare una corsa (anche sul posto, con le ginocchia alte), delle flessioni oppure dei salti (combinando contemporaneamente l’apertura delle gambe e delle braccia).
3 – FALLO CONCENTRARE SU UN PUNTO FISSO
Convincilo a concentrare la sua attenzione su un unico punto fisso, come i tuoi occhi, oppure su una specifica sensazione, come il suo respiro. Ricordati di non aggredire la persona in preda all’ansia; parlale chiaramente e lasciala libera di seguire i tuoi consigli (o meno).
4 – FAI INSIEME A LUI DEI RESPIRI PROFONDI
Un punto fondamentale è la respirazione diaframmatica. Siamo dotati di due canali: la “respirazione alta” è quella che attiva il corpo, velocizza l’ossigenazione nel sangue e ci prepara all’azione. Quando siamo agitati, inconsapevolmente utilizziamo questo tipo di respirazione, in cui solleviamo le spalle e allarghiamo la cassa toracica, in realtà agitandoci ancora di più. Per contro, la “respirazione bassa” o diaframmatica è quella che calma e solitamente ci accompagna durante il sonno. Fai immaginare alla persona in preda all’ansia di avere un palloncino all’altezza dell’ombelico da dover gonfiare a ogni inspirazione; se ha difficoltà, puoi proporle due cose: farle mettere una mano sul petto e una sulla pancia per notare la differenza, oppure farle posizionare le braccia a cosacco, in modo da chiudere la cassa toracica e facilitare la respirazione col diaframma. Concedetevi un pò di tempo.
5 – CHIEDIGLI DI ESPRIMERSI
Giunti a questo punto la crisi d’ansia dovrebbe essere ormai passata. Chiedile di esprimere quello che sente e fare insieme mente locale su ciò che è avvenuto prima della crisi. Se la persona si è molto spaventata o se prova impotenza di fronte a questi attacchi (soprattutto se ripetuti nel tempo), consigliale di rivolgersi a uno psicoterapeuta per gestire il problema. L’orientamento cognitivo-comportamentale è elettivo per i disturbi d’ansia e permette di raggiungere buoni risultati in tempi ragionevoli.