Dopo aver chiarito (e mi auguro “superato”!) il luogo comune che gli psicofarmaci li prendono solo i “matti”, procediamo ad approfondire il tema di chi prende cosa e perchè.
Iniziamo con lo sfatare altri due grandi miti sugli psicofarmaci:
Chiariti questi concetti base, vediamo insieme quali sono le categorie di psicofarmaci presenti e a chi sono rivolte.
Categoria di psicofarmaci più conosciuta e abusata. Purtroppo sono troppo facilmente prescritti dai medici di base per sedare facilmente le ansie dei pazienti. E dico “purtroppo” con cognizione di causa.
L’ansiolitico (come lo Xanax, il Minias, il Valium o il Tavor, tra i più conosciuti) in realtà non elimina l’ansia, o meglio, non elimina le cause e le paure che generano l’ansia: attutiscono solo i sintomi generati dall’ansia e , ahimè, possono creare un sacco di dipendenza. Non solo: se abusati per molto tempo, possono addirittura aumentare il problema di ansia, invece di diminuirlo! In sostanza, sei solo più rincoglionito, ma l’ansia te la tieni. Il modo migliore per lavorare sull’ansia è fare fatica attraverso un percorso di psicoterapia (meglio la psicoterapia cognitivo comportamentale).
Con questo non voglio dire che gli ansiolitici siano il male e debbano essere debellati dalla faccia del pianeta, ma se ne abusa talmente tanto che è diventato molto facile accedervi. Come sempre, meglio contattare un professionista, meglio uno psichiatra, per valutare cosa, se, quanto e quando prenderli.
Come suggerisce il nome, questa categoria di farmaci è utile nei casi in cui vi sentiate di umore calante, incapaci di godere delle cose che vi sono sempre piaciute, meno energici e interessati, con un calo dell’autostima e un generale senso di colpa, più o meno affamati (in termini significativi sul vostro peso), con una generale visione pessimistica del futuro e forse anche con qualche problema d’ansia. Questa situazione deve durare almeno un paio di settimane e allora si potrà parlare di Depressione.
In questo caso, una terapia basata sugli antidepressivi potrà essere una scelta adatta per far “ripartire la macchina” con una spintarella. Il loro effetto non è immediato, ci vuole costanza e un pò di pazienza, ma se vi servono, ne varrà la pena.
Spesso mi capita di sentire persone che si definiscono bipolari perchè hanno dei repentini cambi di umore, oppure perchè cambiano idea velocemente. Ecco non è proprio così semplice. Un Disturbo Bipolare è un filo più invalidante e agisce sul tono del vostro umore (molto alto e molto basso) in un modo che è difficilmente ignorabile da voi e dalle persone che vi stanno intorno.
Questa categoria di farmaci, molto intuitivamente, stabilizza l’umore di persone che soffrono di significative oscillazioni e lo allinea in un equilibrio che non sia nè troppo in alto nè troppo in basso.
Arriviamo all’ultima categoria di farmaci, quella dal nome più spaventoso. In realtà gli antipsicotici limitano la produzione di sintomi come deliri e/o allucinazioni, angoscia, perdita di controllo delle emozioni, sensazione di essere controllati o in pericolo e, infine, paura che i propri pensieri vengano rubati.
Questi psicofarmaci vengono principalmente conosciuti per patologie mentali gravi come la schizofrenia. In realtà, possono essere di grande aiuto in molte altre situazioni, come disturbi dell’umore, disturbi d’ansia resistenti agli ansiolitici, DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) e disturbi di personalità.
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Come abbiamo detto nell’articolo precedente a questo, “un farmaco è per sempre” solo in casi gravi. Nella stragrande maggioranza dei casi, una terapia psicofarmacologica ha una durata decisamente più breve, ma solo a condizione che la persona si impegni a lavorare sulle proprie difficoltà attraverso un percorso psicoterapico.
Gli psicofarmaci non sono satana, ma non sono nemmeno l’acqua santa.
E la felicità è un obiettivo impegnativo, che richiede lavoro e dedizione.
Per approfondimenti, la Guida degli Interventi dell’OMS.