In situazioni di conflitto coniugale tra una coppia di genitori si sa, i figli sono coloro che soffrono per primi, sballottati dall’uno all’altro e che, più spesso di quanto vorremmo, non vengono salvaguardati dalla guerra che si fanno mamma e papà. Nel caso in cui la separazione tra i coniugi sia particolarmente conflittuale, può accadere che il genitore collocatario, volontariamente o inconsapevolmente, dia avvio a una sorta di “lavaggio del cervello” volto a far sì che il figlio metta in atto una campagna di denigrazione ingiustificata nei confronti dell’altro genitore.
Nei casi in cui il conflitto sia particolarmente pesante, è possibile parlare di PAS (Sindrome di Alienazione Parentale) da parte del genitore alienante. Le visite tra il figlio e l’altro genitore possono interrompersi e sembra sia proprio il bambino stesso a non volersi sottrarre. Nei casi più gravi, è addirittura possibile arrivare a una vera e propria accusa di abuso sessuale.
Il bambino affetto da PAS idealizza in modo assoluto il genitore collocatario e/o affidatario e si schiera completamente dalla sua parte, confermando ogni suo ipotetico sospetto o assecondando ogni suo dubbio, genuino o meno. Per contro, il rifiuto totale del genitore bersaglio è motivato da razionalizzazioni deboli o addirittura assurde, in cui il bambino utilizzalo stesso linguaggio del genitore alienante.
Il comportamento del bambino in questi casi, dipende molto dalla sua età: prima dei nove anni tenderà a sentirsi legato ad un conflitto di lealtà verso entrambi i genitori; dai nove ai dodici anni cercherà invece di allearsi con un genitore a discapito dell’altro, probabilmente come tentativo di risoluzione del conflitto. A lungo termine, i costi per il bambino sono elevati e potrebbero riguardare problemi d’identità e nelle relazioni affettive.
La PAS è una “sindrome relazionale” assai complessa e ambigua, per cui è difficile da riconoscere. Ci sono però dei comportamenti tipici che si possono osservare e che possono concretizzare i nostri sospetti:
Inoltre, vengono in nostro supporto alcuni criteri tipici relativi alla relazione tra il minore e la coppia genitoriale:
Si tratta quindi di un disturbo della relazione all’interno del sistema familiare di appartenenza del minore, una sorta di distorsione dei sentimenti del figlio nei confronti del genitore bersaglio che vengono “manomessi” dal genitore alienante, convincendolo che l’ex-coniuge non è affidabile, disponibile e/o accogliente.
Il bambino quindi si ritrova a dover elaborare due messaggi del genitore affidatario: l’inaffidabilità e l’indisponibilità del genitore alienato e la possibile perdita della relazione col genitore alienante se deciderà di mantenere un rapporto d’affetto con l’altro.
Per quanto sia una situazione difficile da diagnosticare e, ancor di più, da gestire e risolvere, sarebbe opportuna una presa in carico della coppia da parte di un terapeuta, anche consigliata da amici e familiari, per aiutarli nel processo di mediazione che accompagna una separazione o un divorzio, soprattutto se il cambiamento nel bambino è immediato e sintomatico.
Per maggiori informazioni: www.alienazione.genitoriale.com