Il comportamento criminale è uno dei tanti modi di agire nella società e si differenzia dagli altri sia per le conseguenze a cui tali azioni espongono, sia perchè viene messo in atto nonostante violi specifiche norme penali e regole sociali. Per comprendere appieno delitti e delinquenti, è necessario conoscere i fattori sociali, le dinamiche psicologiche e le relazioni tra gli individui, i gruppi e l’ambiente circostante alla base del comportamento umano: riassumendo in una parola, è necessaria la criminologia.
La criminologia è quella scienza criminale che studia i fatti criminosi, gli autori di reato, le varie tipologie di reazioni sociali ai suddetti delitti all’interno della società, l’analisi delle conseguenze che ogni crimine ha sulle sue vittime e lo studio del fenomeno della devianza, ovvero di tutti quei comportamenti che “deviano” dalla normale condotta morale e legale. Studiare l’azione deviante significa, quindi, porsi le seguenti domande:
Che funzione ha quel comportamento per quella persona? E rispetto a quali persone e contesti di riferimento?
Nelle modalità di agire quell’azione, possiamo desumere delle caratteristiche specifiche del soggetto deviante?
Quali sono invece, le modalità che riflettono la maggior tipicità rispetto alla situazione?
In che modo e rispetto a che criteri il soggetto anticipa le conseguenze delle sue scelte comportamentali?
Possiamo parlare di scelta comportamentale, rispetto ad altre alternative, in riferimento alla situazione contingente e soggettivamente interpretata?
Come l’azione si colloca nel percorso di vita della persona e rispetto alla sua eventuale carriera criminale?
Per “carriera criminale” si intende la sequenza di comportamenti antisociali, delinquenziali, criminali e /o violenti nell’arco della vita di una persona in età, circostanze e motivazioni differenti. La ricerca scientifica evidenzia come l’esordio antisociale è il più importante fattore predittivo della criminalità: tanto più è precoce, tanto più lunga e persistente sarà la carriera criminale di un individuo (leggi anche “La delinquenza normativa“).
Risulta quindi necessario per il criminologo, riconoscere il processo di trasformazione del comportamento nel corso del tempo, che da antisociale (nell’infanzia) può diventare delinquente (adolescenza) e sfociare in criminale e violento (età adulta). Ciò è reso possibile dall’individuazione dei fattori di rischio, ovvero di tutte quelle condizioni che possono favorire, aumentare e mantenere la probabilità che un certo evento si verifichi. Bisogna sottolineare come l’influenza di questi fattori non è mai nè assoluta nè diretta e immediata, ma è tanto maggiore quanto più alto è il numero dei fattori coinvolti: più vulnerabile è l’individuo e più precoce, costante e prolungata è la loro influenza.
La criminologia si costituisce quindi come un insieme di nozioni, teorie e rilevazioni scientifiche che configurano questa disciplina, ma bisogna anche considerare le sue applicazioni pratiche nel sistema di giustizia penale: gli interventi clinico-criminologici infatti, vengono attuati concretamente in tre momenti:
fase diagnostica, che ha l’obiettivo di conoscere i tratti della personalità e le caratteristiche socio-ambientali che hanno determinato il comportamento delittuoso, ricostruendo cos’è la criminogenesi (perchè il reato è avvenuto) e la criminodinamica (come è stato commesso);
fase prognostica, che implica un giudizio sull’eventualità che il comportamento criminale venga reiterato in futuro;
trattamento risocializzativo, strumento per il cambiamento e il recupero del detenuto.