In un mondo social come quello di oggi, comunicare in modo efficace (e furbo) diventa la chiave del successo relazionale. L’assertività è la capacità di esprimere i propri sentimenti, di scegliere come comportarsi in un determinato contesto, di difendere i propri diritti; è l’abilità di esprimere serenamente la propria opinione (anche se in disaccordo), di portare avanti le proprie idee e convinzioni, rispettando però quelle altrui.
Non è così infrequente accorgerci che, durante delle interazioni “difficili” con persone “ostili”, facciamo fatica a sostenere una comunicazione efficace e passeremo probabilmente il resto della giornata a immaginarci in quanti altri modi avremmo potuto rispondere, diversamente da come abbiamo fatto. “Avrei potuto dire così“, “Dovevo rimanere calmo“, “Potevo ricordarmi di rinfacciargli quest’altra cosa” sono solo alcune tra le frasi che ci diciamo, rammaricandoci di come invece è andata.
Questo avviene perchè l’emozione (o l’ansia) che si attiva durante una comunicazione per noi difficile da gestire, non ci permette di mettere in campo niente di diverso dalle nostre basilari strategie di “attacco o fuga”, a seconda del nostro temperamento. Il risultato è che o aggrediremo l’altro, oppure lo subiremo passivamente.
La comunicazione assertiva invece, è una modalità di interazione con l’Altro che si mette in atto attraverso un comportamento partecipe attivo. E’ un’attitudine caratterizzata da piena fiducia in sè e negli altri e che non giudica; è la capacità di comunicare i propri sentimenti in maniera chiara, diretta e onesta, senza manifestare aggressività o minaccia verso l’altro.
Vediamo insieme le tre macro componenti per comunicare in modo efficace:
Abilità non verbali
1.Contatto visivo: con lo sguardo esprimiamo le nostre emozioni e cogliamo quelle dell’altro, diventando così uno strumento fondamentale per “aggiustare” lo scambio comunicativo; troppo si risulta invadenti, troppo poco invece schivi. Andrà dunque trovato un giusto equilibrio;
2.Espressioni facciali: anche con i movimenti dei muscoli facciali siamo in grado di esprimere le emozioni primarie (gioia, rabbia, paura, tristezza, sorpresa, disgusto, disprezzo);
3.Postura: il linguaggio del corpo è fondamentale in una comunicazione e se risulta incoerente con quanto si sta dicendo, l’ascoltatore potrebbe confondersi;
4.Spazio corporeo: facciamo riferimento alla distanza dall’altro e all’orientamento spaziale che assumiamo;
5.Contatto corporeo: strette di mano, baci, abbracci, carezze sono solo alcuni degli atteggiamenti che possiamo mettere in campo, sempre in maniera equa al tipo di relazione in corso;
6.Tono e inflessione di voce: il “come si dice” influenza tantissimo il “cosa si dice” e se c’è una differenza tra le due, la comunicazione diventa molto ambigua e complessa da decifrare;
7.Gestualità delle mani: gesticolare troppo può risultare invadente ed esagerato; troppo poco si rischia di risultare poco coinvolti. Va trovata la giusta misura.
Abilità verbali
1.Persistenza: è la stessa tecnica con la quale fronteggiamo i signori dei call center quando vogliono venderci qualcosa. A disco rotto, continuo a ripetere ciò che voglio o non voglio;
2.Annebbiamento: spostare la comunicazione sul mio punto di vista, dopo aver compreso e acconsentito a una parte della comunicazione dell’altro;
3.Asserzione negativa: ammettere di aver sbagliato, se si è commesso un errore;
4.Inchiesta negativa: chiedere informazioni specifiche in merito a una critica ricevuta;
5.Discriminazione selettiva: ovvero la tecnica del “buon politico”, per cui concentro la conversazione solo su quella parte specifica in cui sono in grado di rispondere;
6.Disarmo dell’aggressività: rispondere con un comportamento estremamente calmo a una comunicazione ostile critica e/o particolarmente violenta.
Abilità complesse
1.Timing: anche se brillante, un intervento fuori luogo o fuori tempo può risultare inopportuno, per cui sarà importante capire non tanto cosa dire, ma come e quando dirlo;
2.Parlare in pubblico: implica tutte le abilità non verbali che abbiamo visto prima, quindi diamoci da fare!
3.Silenzio: spesso è vissuto come mancanza di comunicazione e non come arricchimento di essa, motivo per il quale può essere vissuto con forte disagio;
4.Interrompere una conversazione: a volte è necessario chiudere una conversazione per mancanza di tempo o per necessità e ciò provoca comprensibilmente dell’ansia che va gestita;
5.Fare/rifiutare richieste: accettare che ognuno ha il diritto di chiedere, di rifiutare e valutare la necessità o l’opportunità di queste scelte;
6.Fare/ricevere complimenti: implica esprimere sentimenti positivi, ma anche la capacità di aver un buon concetto di sè, accettando dunque un complimento senza smorfie.
In psicoterapia è possibile, attraverso un training specifico, acquisire tali competenze, sia per migliorare la qualità della propria vita personale e sociale, ma anche per affinare le abilità da mettere in campo nel lavoro.