Il primo amore: la criminologia
La mia formazione universitaria e post-universitaria si è subito concentrata sulla psicologia criminale.
Il Criminal Profiling è sempre stato il mio sogno, ma già dai primi anni universitari capii che in Italia questa disciplina è pressochè inesistente, al di fuori dei libri crime e dei salotti televisivi (e per fortuna! Vuol dire che non ci sono troppi serial killer in giro). In pratica non c’è un’utilità sociale che porti benessere, obiettivo per me fondamentale per alzarmi dal letto la mattina.
Con riluttanza, accantono l’idea di fare la valletta in tv e torno alla realtà. Scopro quindi che nel nostro Paese, fare la psicologa criminale vuol dire avere una massiccia formazione giuridica e legislativa. E con sorpresa scopro che mi piace. E anche molto.
Ho lavorato così in alcune Carceri lombarde, Ser.T. e, soprattutto, come CTP (Consulente Tecnico di Parte) nei procedimenti giudiziari ed extra-giudiziari. In sostanza, sono quella che scrive le famose Perizie Psicologiche.
Con grande orgoglio posso anche dire di aver raggiunto quello che per me è sempre stato un importantissimo traguardo fin dai tempi dell’Università: diventare Giudice Onorario del Tribunale di Sorveglianza di Milano
La Psicodiagnosi
Durante l’ultimo anno di Università, decido di affrontare un Master biennale di Psicodiagnosi. Avendo ben chiaro in mente che cosa volevo fare da grande, era per me indispensabile una formazione e un titolo che mi permettessero di lavorare nel campo della Psicologia Giuridica fin da subito. Essendo troppo giovane e inesperta all’inizio, sono entrata dalla porta di servizio dei test, facendo tanta gavetta e divorando tutto il sapere che i colleghi più esperti potevano darmi.
Da quando lavoro come psicoterapeuta poi, ho imparato a integrare i test come utile strumento di conoscenza; li reputo quel quid in più che favoriscono la consapevolezza della persona, contribuendo ad accelerare il processo di guarigione.
La scoperta della Clinica
Il lavoro come psicologa forense è appagante e stimolante; tra avvocati, Tribunali e relazioni peritali mi sono sempre sentita a mio agio. Ma dopo qualche anno ho iniziato a percepire che mi mancava ancora un pezzetto.
Prima del giorno dell’iscrizione alla scuola di Psicoterapia, non credevo che avrei mai intrapreso davvero questa strada. Ritengo che quello del clinico sia un lavoro di estrema responsabilità, dedizione e fatica e non pensavo fosse un mestiere per me. Ma a me piacciono le sfide e mi piace ancora di più vincerle.
Mi sono quindi imbarcata in una formazione durata ben quattro anni, ma che in realtà non finirà mai, perchè il costante aggiornamento è d’obbligo.
Ho sempre ritenuto di essere una persona pragmatica e volta al raggiungimento di obiettivi concreti e visibili, motivo per il quale ho scelto di specializzarmi in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Essa si declina nella forma più pratica tra tutte le psicoterapie, che è il suo punto di forza (perchè tra tutte è scientificamente quella più valida) ma è anche un suo punto di debolezza sotto altri aspetti. La successiva formazione in EMDR mi ha permesso quindi di colmare dei vuoti e di concentrarmi più sulla persona e meno sul sintomo. Il lavoro sul trauma mi ha concesso di aiutare le persone in maniera più completa, dando attenzione al presente, senza dimenticarsi del passato.